Tra fragilità e opportunità: il mondo del vino alla prova dei mercati finanziari

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Recenti iniziative di fondi di private equity stanno suscitando
grande interesse in tutto il mondo del vino. Dopo l’operazione a fine 2019 del
passaggio di Farnese Vini al fondo americano Platinum Equity nel 2020 abbiamo
assistito all’ingresso al 5% in Masi Agricola della Red
Circle di Lorenzo Rosso (Diesel)  e
sembra conclusa la trattativa per l’entrata in Clessidra della cantina Botter.

Il 2020 era iniziato alla grande. Gennaio e febbraio avevano fatto
segnare forti crescite sia sui mercati nazionali che internazionali. L’entusiasmo
si sentiva vibrare ogni volta si varcava una cantina. A questo fermento
partecipavano anche i mercati finanziari che aumentavano il loro interesse per
il settore

Poi l’imprevisto, l’imprevedibile, l’assurdo!

Marzo e aprile i ricavi sono stati in caduta libera. Ma non per
tutti e non allo stesso modo. Fortemente penalizzati i produttori focalizzati
sul canale horeca, meno coloro che hanno diversificato e hanno saputo
realizzare produzioni adatte a servire la grande distribuzione nazionale e i
grandi distributori internazionali. Coloro che hanno continuato a vendere
sono in genere aziende ben organizzate, multicanale, presenti su diversi
mercati internazionali, con un’ampia gamma di vini diversamente posizionati. In
genere aziende medio-grandi del settore.

La riduzione dei fatturati di marzo-aprile-maggio, l’incertezza di
giugno e dei prossimi mesi fanno prevedere una proiezione annua dei ricavi che
varia da un -40% ad un -20%. In questa situazione assisteremo ad una vera e
propria selezione.

Alla riapertura, accanto alla vivacità dei mercati, la vera
“cartina di tornasole” per individuare coloro che #celafaranno sarà la loro
struttura finanziaria. In tema di rischi finanziari legati all’emergenza
sanitaria ed economica pre e post covid-19 il prof. Davide Gaeta del Dipartimento
di Economia Aziendale dell’Università di Verona rimarca “la fragilità
del business nel settore vitivinicolo potrà emergere nella sua evidenza proprio
nelle aree a denominazione che più hanno visto in questi anni una rapida
crescita a prescindere dall’equilibrio di mercato. Da questo punto di vista il
rischio è alto ed esteso alla maggior parte delle produzioni che, per lo più,
sono rivolte ai mercati locali e dipendenti dai flussi turistici. Tipicamente i
vini bianchi e rosati nelle zone costiere o le aree vitate esplose in pochi
anni come il prosecco. Analogamente a rischio quelle imprese che hanno forti
esposizioni in patrimoni fondiari ed immobiliari ed un sistema debole di
internazionalizzazione. Da questo punto di vista vedo personalmente più a
rischio di cessione imprese lontane da un’anima storica della tradizionale
famiglia coltivatrice e nate da investimenti con l’obiettivo di diversificare o
di ipotizzabili ed ottimistiche alte rimunerazioni del capitale investito”
davide.gaeta@univr.it

Ora cosa potrà accadere?

Se lo chiedono i molti produttori in difficoltà.
Certamente il mondo finanziario dovrà venire in aiuto con strumenti
“straordinari”. Lo dovranno fare le banche sostenendo le imprese nelle loro
normali esigenze finanziarie con tutti gli strumenti possibili. Lo dovranno
fare gli operatori dei fondi di investimento entrando nelle compagini
societarie delle aziende e rafforzando il loro equity, lo dovranno fare gli
imprenditori stessi, ancora una volta chiamati a “rischiare” sul loro lavoro. A
tutti servirà una buona dose di “fiducia”. Ben vengano quindi tutte le
occasioni di confronto tra questi mondi. La fiducia nasce dal confronto. Così
come avverrà il 16 giugno in occasione di un grande webinair promosso da
Foragri in collaborazione con il nostro Centro Studi Management Divino dal
titolo: “Banche, Fondi e Garanzie. Vino, diamoli credito!”


Fonte: Sistemiamo l’Italia

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